Franco Vaccari

Franco Vaccari, Presidente di Rondine Cittadella della Pace

Non si può distruggere il nemico perché quello che si distrugge si diventa.  Occorre una spinta a dissolvere l’idea del “nemico”, la sua costruzione avvelenata. Abbiamo infatti costruito per un secolo (e più) nemici che non esistevano. Ci siamo uccisi per un secolo (e più) convinti che gli altri lo fossero. Ogni volta che ci siamo trattati da nemici ci siamo reciprocamente strutturati come tali, fino al punto del non ritorno.
Più abbiamo ucciso nemici più sono risorti fantasmi ossessivi. Più ci illudiamo di difenderci da un tipo di nemico e più il nemico diviene totale, riemerge all’interno dell’ultima barriera protettiva.
C’è un inganno alla radice della produzione di questi oceani di dolore e di rabbia. Non resta che il coraggio di guardarci negli occhi, sostenere i conflitti, e vedere la persona prima della bandiera, prima della sua storia. Qualunque essa sia.  L’antica ospitalità funzionava così. Ed era sacra, inviolabile.  Così si scopre con l’altro che ciascuno di noi è portatore – sano o malato – di inimicizia e che solo insieme se ne viene fuori.
La candidatura ufficiale al Premio Nobel per la Pace di Rondine è forza per ogni uomo e ogni donna che in qualsiasi angolo del pianeta – sui fronti delle guerre più lontane e sanguinose o dei conflitti più vicini e silenti – hanno avuto e stanno avendo questo coraggio, per trasformare il dolore in nuova possibilità di convivenza. Chi entra in questo nuovo tipo di relazione è già nel futuro. Il 2018 sarà il centenario della conclusione della Prima guerra mondiale. Abbiamo tre anni per archiviare con la guerra la cultura avvelenata che l’ha generata.